Storia e Politica
La Guinea Bissau, ex colonia portoghese, condivide il nome "Guinea" con altri due Stati africani: la Guinea Conakry, ex colonia francese e la Guinea Equatoriale, ex colonia spagnola.
Secondo gli storici, "Guinea" era il nome di un villaggio fondato verso il 1040, sulle rive dell´Alto-Niger. Questo villaggio, che divenne, grazie alla sua posizione geografica, punto strategico per i commercianti del Sudan e dell´Africa meridionale, diede il nome alla regione del Golfo dove si formarono i tre Paesi.
Le coste della Guinea Bissau vennero scoperte da navigatori portoghesi verso la metà del XV secolo. Il primo fu Nuno Tristao, nel 1441; poi Alvaro Fernandez nel 1445. Le prime notizie su questo Paese che pervennero in Europa furono diffuse dal veneziano Alvise Ca´ da Mosto, che scrisse una relazione sul suo viaggio che toccò i territori dell´attuale Guinea Bissau e le adiacenti isole Bijagós nel 1456. Le imprese dei portoghesi assicurarono così, fin dal XVI secolo, alla corona del Portogallo quasi tutta la regione costiera dell´Africa Occidentale.
La Guinea Bissau fu pertanto la prima ad avere stabile occupazione coloniale. In un primo tempo il sovrano del Portogallo concesse il possesso del territorio a privati portoghesi; poi a compagnie commerciali portoghesi che a poco a poco, attraverso esplorazioni all´interno della regione, percorrendo le rive del Rio Grande, accrebbero il loro possesso, giungendo fino alle rive del Rio Cacheu a nord e del Rio Cassini a sud. Per molto tempo, la Guinea Bissau fu la tappa obbligata per coloro che navigavano sulle rotte che conducevano verso altri Paesi dell´Africa e verso l´America; era punto strategico per il mercato degli schiavi e luogo dove funzionari corrotti, rivoluzionari e criminali comuni scontavano la loro pena.
Più tardi, subentrato direttamente lo Stato portoghese, la Guinea Bissau venne a far parte amministrativamente delle isole del Capo Verde. Nel 1879 divenne colonia del Portogallo. Nel 1952 il territorio mutò il nome di colonia in quello di "provincia d´oltremare" e la Guinea Bissau fu rappresentata da un proprio deputato all´Assemblea nazionale di Lisbona. Nel 1956 un gruppo di intellettuali di Bissau, sotto la guida del leader carismatico Amilcar Cabral, poeta, scrittore e fondatore del PAIGC (Partito Africano per l´Indipendenza di Guinea e Capo Verde), diedero inizio a manifestazioni pacifiche per ottenere l´indipendenza dal Portogallo.
Nel 1959, il 3 agosto, durante uno sciopero di portuali, una cinquantina di africani vennero uccisi dalle truppe portoghesi. Il PAIGC entrò in clandestinità e svolse animazione politica fra il popolo guineano. Nel 1963 Amilcar Cabral diede inizio alla guerra di liberazione. Il 20 gennaio 1973 il fondatore del PAIGC venne ucciso a Conakry.
Nel 1974 il generale Spinola firmò l´accordo definitivo d´indipendenza della Guinea Bissau. Il Presidente fu Luis Cabral, fratello di Amilcar, che governò con il suo unico partito di stampo marxista-leninista, fino al 1980, quando, con un colpo di stato, Joao Bernardo Vieira, detto "NINO", salì al potere. Nel 1994 vennero indette le prime elezioni democratiche, vinte dallo stesso partito, capeggiato da Vieira.
Nel giugno del 1998 la Guinea Bissau attirò l´attenzione internazionale per lo scoppio della guerra civile provocata dal Generale Absumane Manè, che si ribellò alla sua deposizione da capo delle Forze Armate. La violenta e sanguinosa guerra civile portò alla fine della dittatura di Vieira.
Nel febbraio del 1999 venne firmata una tregua e nel gennaio del 2000, dopo un anno di governo provvisorio, i cittadini furono chiamati alle urne per eleggere il nuovo governo. La vittoria andò al Partito per il Rinnovamento Sociale, guidato dal populista Kimba Yalà, Presidente della Repubblica della Guinea Bissau, Nel 2003 si è avuto un nuovo colpo di stato che ha portato ad una generale instabilità politica, fino al 2005, anno in cui si sono avute le ultime elezioni con le quali Vieira è tornato al potere. Malgrado una certa influenza delle forze armate durante le settimane precedenti il voto e alcuni "disordini" (fra cui l´attacco al palazzo presidenziale e a quello del Ministero dell´Interno ad opera di alcuni armati non identificati), gli osservatori europei hanno definito le ultime elezioni in Guinea-Bissau "calme e ben organizzate".
Il 2 marzo del 2009 fu assassinato dai militari il presidente della Guinea Bissau Joao Bernardo Vieira dopo che in un attentato dinamitardo lo stesso Vieira aveva fatto uccidere il capo dello stato maggiore delle forze armate del paese, il generale Tagme Na Wai.
Il primo aprile del 2010 il Primo Ministro Carlos Gomes Junior fu arrestato dai soldati e trasportato in un campo militare anche se poi fu portato a casa sua ma comunque tenuto sotto controllo dalle guardie. Zamora Induta, il capo di Stato Maggiore dell´Esercito, fu arrestato e portato in un campo militare. Bubo Na Tchuto, che si era precedentemente rifugiato presso le Nazioni Unite in previsione del colpo di stato, fu prelevato dalle forze militari delle quali divenne da quel momento il leader.
Mentre Gomes veniva arrestato dalle forze armate, centinaia di suoi sostenitori manifestavano contro le azioni dell´esercito prima dinanzi all´ufficio di Gomes e poi dinanzi a casa sua. In una conferenza stampa il Sottosegretario di Stato Maggiore dell´Esercito Antonio Ndjai avvertiva i manifestanti che Gomes sarebbe stato ucciso se non avessero smesso subito di protestare. Ndjai inoltre etichettò Gomes come un criminale che avrebbe dovuto essere processato.
Anche Na Tchuto nel frattempo aveva dimostrato piena contrarietà nei confronti dei manifestanti accusandoli di non avergli dato il minimo sostegno durante il suo rifugio presso le Nazioni Unite. Giustificava inoltre tali dichiarazioni col fatto che lui avesse lottato per ben 11 anni per l´indipendenza della Guinea Bissau mentre Gomes non aveva mai preso parte a tale lotta. Infine Na Tchuto concludeva minacciando di disperdere i manifestanti con l´intervento dell´esercito. In seguito i manifestanti interruppero la loro azione di protesta dando l´impressione di aver dato retta agli avvertimenti.
Il giorno seguente la situazione di tensione si distese e la radio non suonava più inni marziali come preludio di un potenziale colpo di stato che non è stato di fatto portato a termine. Tuttavia il Primo Ministro Gomes alla fine di aprile si recò in Portogallo dove è rimasto per diversi mesi sino al 16 giugno quando è tornato a Bissau. Al suo ritorno promise che lui ed il suo governo sarebbero rimasti in carica. Dichiarava anche che i suoi sforzi per porre fine alla crisi politica erano fortemente contrastati dalle fazioni intenzionate a far continuamente precipitare il paese nel caos. Parallelamente Ndjai ritrattava le dichiarazioni espresse durante il paventato colpo di stato e manifestò pubblicamente la sua volontà di voler collaborare con Gomes.
L´instabilità politica, il potere militare corrotto ed i cartelli della droga sudamericani in cerca di nuove rotte attraverso l´Oceano Atlantico hanno reso purtroppo la Guinea Bissau, allo stato attuale delle cose, uno dei più grossi poli nell´Africa occidentale per il traffico di cocaina destinata ai paesi europei.
Antropologia
In un Paese con poco più di un milione di abitanti, vivono almeno trenta gruppi etnici diversi, ognuno con una forte identità, lingua e tradizioni proprie.
Per fare l´esperienza di questo intreccio di etnie basta dirigersi dalla capitale Bissau, verso il sud. Usciti dalla capitale, la strada è fiancheggiata, per chilometri e chilometri, da piantagioni di cajù. Poi c´è un improvviso cambiamento di panorama e di attività; si vedono mandrie di bovini che pascolano in mezzo alle pianure. Le pianure che si estendono ai lati della strada in realtà sono risaie appartenenti ai Balantas, etnia di risicoltori, mentre il bestiame che tranquillamente vi pascola appartiene ai Lulas, etnia di allevatori seminomadi.
Durante il periodo che va da dopo il raccolto, alla nuova semina, i Balantas cedono le loro risaie ai Fulas ed alle loro mandrie.
Anche i Balantas allevano bestiame, ma solo per i "Choro", ossia per il banchetto sacrificale indetto per la morte dell´allevatore o per commemorare gli antenati.
A cinque ore da Bissau, nella zona di Empada, ci sono i Beafadas che convivono pacificamente nello stesso territorio con altre etnie: Bijagós, Papeis, Manjacos, ecc..
Le case che si scorgono lungo la strada sono costruite in stili diversi: capanne grandi e rettangolari, con tre o quattro porte d´entrata; altre rotonde e minuscole collocate in ordine sparso attorno ad una più grande, con il tetto molto spiovente, che assomiglia ad un rifugio di montagna.
Le maggiori etnie guineane sono cinque: i Balantas e i Fulas, con più di 100.000 unità ciascuno; i Manjacos, i Mandingas e i Papeis, che oscillano tra le 50.000 e le 1 00.000 unità.
A questi poi si aggiungono etnie minori: i Felupes, i Bijagós, i Beafadas, i Nalus.
Nonostante la diversità di tradizioni, le varie etnie vivono e interagiscono in armonia, ma senza omologarsi culturalmente. Una prova di questa unità nella diversità si avverte quando la gente, per spiegare le caratteristiche dei vari gruppi, li associa ai diversi prodotti agricoli coltivati da ciascuno. I Manjacos coltivano fagioli; i Bijagós e i Papeis producono arachidi e ricavano l´olio da palma; i Beafadas sono risicoltori e hanno molte piante di cajù; i Fulas allevano il bestiame; i Balantas hanno come base alimentare la manioca, coltivano il riso per venderlo e allevano il bestiame da sacrificare durante le cerimonie funebri e commemorative.
La vita pacifica e l´armonia tra i vari gruppi vengono attribuite alla presa di coscienza dell´importanza dell´unità nazionale, coltivata nei lunghi anni della lotta armata per l´indipendenza. Fu durante questo periodo che ciascun gruppo etnico ebbe modo di sentirsi parte della nuova nazione fondata su due principi: l´eguaglianza dei diritti e la diversità culturale. Altro tassello che permette la comunicazione e crea l´unità è la lingua creola-guineana, considerata da tutte le etnie la loro lingua madre.
Economia
La Guinea-Bissau risulta essere tra i 20 paesi più poveri del mondo. La fragile economia, basata perlopiù sull'agricoltura e sulla pesca, pur avendo buone risorse minerarie (petrolio, bauxite e fosfati) non sfruttate a causa della mancanza di infrastrutture e di mezzi finanziari, è stata duramente danneggiata dalla guerra civile del 1998-1999.
Il paese ha accumulato un debito con l'estero pari a 921 milioni di dollari ed è attualmente interessato da un programma di interventi strutturali finanziati dal Fondo Monetario Internazionale.
Una delle principali voci dell'economia della Guinea-Bissau è rappresentata dall'esportazione (circa 90.000 tonnellate per anno) dell'anacardo. Nel gennaio del 2005, tuttavia, il governo annunciò che un'invasione di locuste stava per distruggere i raccolti, e che non vi erano le risorse necessarie per prevenire tale catastrofe.
L'inflazione annua è del 50%.
Le importazioni sono il doppio delle esportazioni.
Si importano: bevande, tabacco, prodotti del petrolio, auto, riso, manufatti.
Si esportano: anacardo, pesce, crostacei, arachidi, semi di palma, legname.
È un Paese essenzialmente agricolo. La produzione serve per la sussistenza, i mezzi agricoli sono rudimentali; il 90% della popolazione è impegnata nell'agricoltura, lo 0,5% nell'industria e l'altro 0,5% nei servizi essenziali . Il territorio è potenzialmente ricco, tuttavia ciò che si ricava coltivandolo non basta a sfamare la popolazione, che oltretutto è scarsa (solo 25 abitanti per kmq).
Altre fonti di lavoro e guadagno sono: la pesca, l'allevamento di bovini, caprini e suini, lo sfruttamento delle risorse forestali che permette un po' di esportazione di legname pregiato, l'artigianato della scultura lignea che vanta opere di discreto pregio artistico e interesse culturale, la lavorazione del cotone.
Le principali coltivazioni agricole sono: riso, manioca, fagioli, cajù, noci di cocco, arachidi. Da modeste piantagioni di havea si estrae la gomma naturale.
Il riso coltivato in Guinea Bissau è di due tipi, con nomi differenti: "pan pan " e "bulanhas", che crescono in stagioni diverse.
La risicoltura "pan pan ", vera e propria coltura di sussistenza, sfrutta il sottobosco della foresta o il terreno delle piantagioni delle palme. Prima della semina, facendo molta attenzione a non danneggiare le piante, il terreno viene ripulito bruciando gli sterpi. Il ciclo agricolo di questo riso inizia ad aprile con il taglio di erbe e arbusti, che verranno bruciati a maggio, prosegue con la semina nel mese di luglio e si conclude con il raccolto, che avverrà ad ottobre.
La coltura del riso "pan pan " impoverisce la terra che, dopo il primo raccolto, avrebbe bisogno di essere vangata, zappata, fertilizzata; non lavorandola, la terra non produce più riso e i contadini sono costretti a disboscare altro terreno, perché non possono fare a meno di questo prodotto agricolo, che è alla base della loro alimentazione. Il riso "bulanhas", invece, è coltivato nelle pianure invase dall'acqua durante le piogge. La Guinea Bissau è lambita e, per lunghi tratti, percorsa da bracci di mare, le cui acque salate invadono terreni fertili. Per proteggere le risaie dal mare, i contadini costruiscono piccole dighe di terra drenate da tronchi di palma incavati. Il riso "balanhas" nel mese di luglio è seminato in appositi vivai e, alla fine di settembre, le pianticelle vengono trapiantate nelle risaie, il riso verrà raccolto in gennaio.
Il lavoro nelle risaie, secondo la tradizione, è equamente suddiviso tra l'uomo e la donna. All'uomo è affidata la preparazione del terreno e la faticosa manutenzione delle dighe, alla donna è riservato il paziente lavoro di deporre nel terreno irrigato le piantine, precedentemente coltivate nei vivai.
La risicoltura delle "balanhas" è molto estesa; una parte del raccolto è riservata all'uso familiare, mentre l'altra è venduta.
Un prodotto esportato dalla Guinea Bissau è il cajù. Le piantagioni di questa castagna - anacardio per i botanici - sono fonte di guadagno per la nazione, anche se negli ultimi anni, per la caduta del prezzo del cajù sui mercati internazionali, l'introito economico è diminuito.
Il cajù, un albero che può raggiungere 12 metri di altezza, è originario dell'America tropicale; produce un frutto dalla forma di un cuore capovolto e, come propaggine, ha una castagna reniforme. Il frutto contiene un succo dissetante, che bisogna consumare in breve tempo, perché, dopo poche ore dalla spremuta, fermenta.
La castagna di cajù, molto nutriente e saporita, è commestibile; il suo guscio è ricco di acidi caustici e di olii pregiati che vengono utilizzati dall'industria aeronautica. Proprio per questo impiego industriale, la castagna di cajù trova i mercati internazionali interessati all'acquisto. Per fare fronte alle richieste provenienti dall'estero e attratti da questa fonte di guadagno, molti contadini della Guinea Bissau hanno aumentato le piantagioni di cajù.
Anche l'olio della palma (elaeis guineenses) è comprato da molti Paesi stranieri. Le piantagioni della palma da olio sono state introdotte in Guinea Bissau, specie sull'Arci-pelago Bijagós, all'inizio del secolo scorso dai Tedeschi.
Per estrarre l'olio di palma viene usato un metodo tradizionale comune in tutta l'Africa Occidentale. Le donne fanno bollire il frutto della palma per ammorbidire il pericarpo e separarlo dai noccioli. La massa fibrosa è portata all'ebollizione e l'acqua contenuta nel frutto fatta evaporare; al termine di questo trattamento, nel recipiente rimane solo olio rossastro che viene usato per cucinare e anche per le unzioni rituali che precedono importanti cerimonie ed incontri.
Dalla palma da olio si estrae anche una bevanda leggermente alcolica: il vino da palma, che si ottiene incidendo il peduncolo del casco dei frutti ancora acerbi e facendo defluire lentamente la linfa. Dal nocciolo del frutto della palma da olio si estrae il "coconote", olio che le donne della campagna vendono in città, dove è acquistato per insaporire le pietanze.
Da alcuni anni, la Guinea Bissau è divenuta meta di pescatori, per la maggioranza francesi, e degli amanti delle immersioni subacquee, che trovano spazi incantevoli per le loro attività sportive, specialmente sull'arcipelago delle Bijagós.
È questo il primo passo verso quella forma ludico-economica che noi del Nord del mondo chiamiamo turismo? È ancora presto per dare una risposta.
Ci auguriamo che questo angolo d'Africa rimanga ancora per molti anni la meta di coloro che amano ammirare le onde dell'oceano che lambiscono la spiaggia bianchissima e divertirsi guardando i delfini che s'immergono ed emergono, sollevando alti spruzzi a pochi metri dalla riva.
Problemi sociali
La situazione generale è quella di un paese che sta emergendo da un forte periodo di crisi dovuto alla guerra civile che ha parzialmente distrutto la capitale Bissau e le principali infrastrutture. Durante questo periodo anche edifici di pubblica rilevanza come ospedali e scuole sono stati distrutti, disabilitati od occupati per fini militari. Il progresso della vita civile ed economica si è fermato, come mostrano gli indicatori economici raccolti dal governo, e le esportazioni non hanno compiuto alcun progresso. Si può quindi parlare del 1999 e dell´anno2000 come periodi della ripresa e della ricostruzione.
Condizioni precarie di vita
L´elevata mortalità implica dal punto di vista psicologico l´accettazione di uno stile di vita non programmato, rivolto all´immediato futuro ed al bisogno contingente. Un auspicabile miglioramento delle condizioni di salute del Paese nei prossimi dieci anni porterà alla crescita di una popolazione in media più adulta e con una speranza di vita più lunga. Ciò sarà possibile se essa sarà accompagnata da una occupazione stabile e produttiva e da un progetto individuale di vita non basato soltanto sulla fortuna e sulla precarietà.
Un altro grosso problema, connesso allo sviluppo non sostenibile, riguarda la rapida urbanizzazione della popolazione. Attualmente esiste una chiara sproporzione tra la massa di popolazione residente nella capitale Bissau – una città che continua ad allargarsi a macchia d´olio nella periferia e dov´è possibile edificare, in assenza di piani regolatori ed urbanistici, abitazioni nel corso di pochi giorni. Mentre la popolazione residente nella campagna risulta essere ancora più emarginata dai servizi e dalle comunicazioni.
Si provoca in tal senso uno sviluppo urbano non sostenibile. Infatti, in assenza di servizi sanitari, di acqua potabile e di fogne, la popolazione è costretta a scavare pozzi per recuperare l´acqua di cui ha bisogno, ed ad accumulare rifiuti all´aperto in mancanza di fogne. Tale situazione favorisce il pericolo del propagarsi di epidemie di tifo e di colera; quest´ultimo è considerato endemico nella zona urbanizzata.
Il problema dell´educazione
La guerra ha causato l´interruzione nel funzionamento del sistema di educazione pubblica, nel senso che ha reso inagibili le scuole ed ha provocato da queste le dimissioni di allievi e di insegnanti. Ciò ha significato che molti alunni che hanno dovuto allontanarsi dalle scuole elementari, rafforzando in tal modo la cultura perpetrata dalle famiglie, tendente a sacrificare la scuola per il lavoro. Anche gli insegnanti sono stati costretti a fare altri lavori dal momento in cui non ricevevano più uno stipendio regolare. L´eccessivo analfabetismo della società implica un grosso freno alla produzione ed alla installazione di nuove attrezzature ed impianti produttivi. Il ruolo dell´educazione è particolarmente importante in un paese composto per il 42% da una popolazione di età inferiore ai 15 anni. Sebbene moltissimi giovani non vadano a scuola ed incomincino a lavorare prima di compiere 10 anni, il bisogno di educazione di questa popolazione e la necessità di sottrarla ad episodi di sfruttamento del lavoro infantile sono evidenti. L´educazione della popolazione più giovane costituisce la premessa per lo sviluppo futuro ed il requisito indispensabile per essere utilizzata nelle occupazioni professionali più qualificate. L´analfabetismo è particolarmente diffuso in quanto il 46% della popolazione non sa né leggere, né scrivere.
L´analfabetismo è più diffuso tra le donne, tenute lontane dalle scuole per motivi ed impegni familiari. La loro istruzione viene, comunque, interrotta quando si sposano. La diffusione dell´analfabetismo tra le donne costituisce anche una delle cause della mortalità infantile, in quanto mancano le capacità di curare la salute dei piccoli in base alle indicazioni della medicina moderna, come ad esempio effettuare le vaccinazioni preventive, seguire una corretta dieta alimentare, ecc.
Oltre l´analfabetismo, esiste anche un considerevole frazionamento linguistico nella popolazione che ha adottato il Portoghese come lingua ufficiale. Il Creolo risulta comunque la lingua più diffusa tra i gruppi etnici, anche se nei villaggi prevalgono le lingue locali proprie di ciascuna etnia.
Il problema dell ‘ Istruzione
L´80% degli abitanti della Guinea Bissau è analfabeta.
Più del 25% appartengono al mondo femminile.
I problemi gravi della scuola sono: la totale carenza di testi, di strutture adeguate con attrezzature minime, gli stipendi non pagati agli insegnanti per mesi e mesi, la fuga all´estero dei cervelli migliori.
La Chiesa si è attivata molto in questo campo. Lo stato ha accordato la privatizzazione di un liceo nella capitale Bissau e di due all´interno del Paese; inoltre la Chiesa ha aperto parecchie scuole primarie e materne in diverse parti della Guinea Bissau.
Per gli adulti, presso i centri missionari, vengono organizzati corsi di alfabetizzazione, frequentati quasi esclusivamente dalle donne. In questi corsi il programma dura 3 anni, con la frequenza di 4 pomeriggi per ogni settimana.
Si studiano varie materie: portoghese, creolo, matematica (applicata al commercio), taglio e cucito, ricamo, attività artigianale (costruzione di cesti, lavorazione del sapone e decorazione di vasi di terracotta)
Per i giovani si sono aperti centri professionali che danno una preparazione artigianale specifica in vari campi: muratura, meccanica, agraria, falegnameria, elettricità, informatica e basi culturali di discreta ampiezza (dalla lingua ufficiale, il portoghese, a informazioni scientifiche, igienico-sani-tarie, su norme di sicurezza e questioni contrattuali, su conoscenze storiche, geografiche).
Il problema della Sanità
I problemi riguardanti la salute sono dovuti sia alle carenze nutrizionali, sia a fattori ambientali. I tassi di mortalità neonatale e fino ai quattro anni sono molto elevati. Il 20% delle morti in età neonatale sono attribuite al tetano.
Le malattie che colpiscono maggiormente la popolazione sono: la malaria (causa il 50% dei decessi) , le parassitosi intestinali, l´AIDS, la tubercolosi, la diarrea.
Gran parte delle malattie sono causate da carenza cronica di vitamine e da malnutrizione.
Sotto i 5 anni il 40% dei bambini è malnutrito.
La mortalità, prima o dopo il parto, è molto alta, oltre il 10%. Le cause più comuni sono: le ipossie e il travaglio di parto prolungato, con mancanza di assistenza.
Per combattere la malnutrizione dei bambini, si sono creati dei centri di recupero nutrizionale, dove le mamme imparano a preparare le pappe, a base di latte, riso, zucchero, miele, olio, farina di miglio.
In questi ultimi anni sia l´AIDS, sia le malattie veneree (gonorrea, sifilide) mietono molte vittime. Anche la tubercolosi e le parassitosi intestinali raggiungono livelli molto alti.
C´è un´azione di medicina preventiva per educare sanitariamente la popolazione. Ci sono anche vaccinazioni di massa, ma i risultati sono molto scarsi.
La Chiesa ha posto la sanità tra le priorità nel campo della promozione umana. Ha aperto molti centri della salute, centri di distribuzione di farmaci e qualche ospedale.
Indice di rischio paese: BB- (15,00)
Dati principali
Popolazione totale (stima, luglio 2014): 1.693.398
PNL pro-capite PPP in dollari USA (stima, 2013): 1.090
Indice di Sviluppo Umano (stima, 2013): 0,396
Rapporto debito PIL % (stima, 2013): 26,7
Principali trattati e convenzioni internazionali multilaterali in materia di riconoscimento di sentenze arbitrali o giudiziali internazionali: MIGA;
Principali gruppi armati nel paese: AQMI
Fin dall’indipendenza dal Portogallo, ottenuta nel 1974, la Guinea-Bissau è stata tormentata da colpi di stato, omicidi politici e una guerra civile. Il fragile sistema politico, il debole apparato statale e la povertà diffusa facilitano il permanere di una situazione di corruzione generalizzata a tutti i livelli della società. Nell’aprile 2012, un colpo di stato ha interrotto le elezioni presidenziali e condotto alla formazione di un governo di transizione composto da tutte le correnti del Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde (PAIGC), guidato dal presidente Manuel Serifo Nhamadjo e sostenuto dalle forze armate. La situazione di impasse istituzionale si è sbloccata solo a partire dall’aprile 2014, quando si sono tenute nuove elezioni politiche, conclusesi con la vittoria del PAIGC, che ha ottenuto la maggioranza assoluta all’assemblea nazionale e l’elezione, al secondo turno, di José Mario Vaz come nuovo presidente. Sebbene attualmente non si registri la presenza di gruppi di opposizione armata anti governativa, il paese è esposto a frequenti colpi di stato militari, suscettibili innescare spirali di violenza. Negli ultimi anni, la Guinea Bissau è diventata non solo una dei principali crocevia del transito internazionale di stupefacenti, ma anche uno snodo del terrorismo islamico jihadista internazionale, utilizzato come base operativa per compiere attentati terroristici nella regione da gruppi armati associati ad al Qaida.
1. Divario tra sviluppo sociale e sviluppo economico, punti 0/4
2. Violazioni dei diritti umani, punti: 2/4
LIBERTA’ POLITICHE E ASSOCIATIVE
I) Libertà di scegliere il proprio governo
Un colpo di stato militare, avvenuto nell’aprile 2012, ha interrotto le elezioni presidenziali e portato alla formazione di un governo di transizione, composto da tutte le correnti del Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde (PAIGC) e guidato dal presidente Serifo Nhamadjo.
Il 13 aprile 2014, nuove elezioni legislative e la prima parte delle elezioni presidenziali si sono svolte in modo pacifico e con una partecipazione vicina al novanta percento. Gli osservatori internazionali si sono dichiarati soddisfatti per la gestione dei seggi elettorali, anche se hanno espresso preoccupazione per l’alto numero di voti invalidati. Alle legislative il PAIGC è uscito vincitore conquistando cinquantasette seggi e la maggioranza assoluta nell’assemblea nazionale. Il Partido para a Renovação Social (PRS), in forte ascesa, se ne è assicurati quarantuno. Nella corsa alle presidenziali, José Mario Vaz, del PAIGC, e Nuno Nabiam, sostenuto dagli ambienti militari, sono andati al ballottaggio, conclusosi con la vittoria di Vaz, con il sessantadue percento dei voti.
II) Libertà di riunione e di associazione
Il governo garantisce la libertà di riunione e di associazione nel paese.
GIUSTIZIA E OPERATO DEGLI APPARATI DI SICUREZZA
I) Uccisioni arbitrarie / arresti, detenzioni sequestri e sparizioni politicamente motivati / torture e altri trattamenti degradanti perpetrati da parte degli apparati di sicurezza
Non si registrano gravi casi di violenza politica, come ad esempio uccisioni, sparizioni o arresti arbitrari o torture di oppositori politici o comuni cittadini da parte delle forze di sicurezza del paese.
Sebbene la costituzione e le altre leggi del paese proibiscano la tortura, l’esercito e le forze di polizia si sono occasionalmente rese responsabili di torture e altri abusi ai danni dei detenuti, in un contesto di impunità. In un caso, a farne le spese è stato anche un membro dello stesso governo. Nel novembre 2013, Orlando Viegas, ministro per i trasporti e le telecomunicazioni, è stato aggredito e picchiato all’interno della sua residenza da individui rimasti sconosciuti, che potrebbero essere stati militari. A causa delle ferite riportate, l’uomo è stato in seguito ricoverato in un ospedale di Dakar, in Senegal. Nessuno sviluppo invece si è registrato sul caso del sequestro e del pestaggio di Iancuba Indjai and Sylvestre Alves, due dirigenti dell’opposizione, avvenuto nell’ottobre 2012.
Nell’aprile 2013, un tribunale militare ha condannato a pene detentive tra i tre e gli otto anni nove individui per l’attacco a una base militare avvenuto nell’ottobre 2012, nell’ambito di un presunto tentativo di colpo di stato che avrebbe causato la morte di almeno sette persone.
II) Arresti e detenzioni arbitrarie, funzionamento dell’apparato giudiziario
Sebbene la legge stabilisca che gli arresti debbano avvenire dietro apposito mandato emanato dalla magistratura, spesso questo non avviene, particolarmente durante gli arresti di immigrati irregolari. La legge stabilisce che i detenuti debbano essere condotti davanti ad un magistrato entro 48 ore, ma le autorità non sempre rispettano tale procedura. In generale, le forze di sicurezza informano tempestivamente i detenuti delle accuse contro di loro. Secondo la legge ai detenuti in stato di indigenza deve essere fornito un avvocato d’ufficio a spese dello stato, tuttavia per mancanza di fondi, tale servizio non viene garantito. Nel paese funziona comunque un sistema di rilascio temporaneo e ai detenuti in attesa di giudizio viene data la possibilità di ricevere viste dalle proprie famiglie. Sebbene la grande maggioranza dei detenuti presenti negli istituti penitenziari sia rappresentato da persone in attesa di giudizio, pochi rimangono in prigione per più di un anno. La maggioranza dei detenuti lascia il carcere prima della conclusione dei loro processi per via dell’inadeguatezza delle strutture, la mancanza di sicurezza e la diffusa corruzione . Il potere giudiziario del paese è carente da un punto di vista operativo e non è indipendente dal potere esecutivo. I giudici sono poco preparati, malpagati, inefficienti e influenzabili. Le sentenze di condanna sono estremamente rare. Una volta emessi, gli ordini dei tribunali sono, però, in genere fatti rispettare dalle autorità.
III) Condizioni di vita della popolazione carceraria
Le condizioni dei detenuti nelle prigioni del paese sono varie. Nelle prigioni provvisorie (di solito ubicate all’interno delle stazioni della polizia giudiziaria o di basi militari) le condizioni sono estremamente dure e tali da mettere a rischio la vita dei detenuti. In alcune di esse, come ad esempio in Bissau, ai detenuti in attesa di giudizio non viene neppure dato da mangiare. Queste strutture di solito non dispongono di acqua corrente, aerazione adeguata, illuminazione, servizi sanitari e neppure servizi igienici. Le autorità non tengono un adeguato registro dei detenuti, non dispongono di un supervisore che risponda alle lamentele dei detenuti e mancano delle risorse per attuare sistemi di pena alternativi per i condannati per reati non violenti.
Nelle nuove prigioni di Bafata e Mansoa la situazione risulta però radicalmente diversa. Queste nuove strutture hanno elettricità, acqua potabile, spazi adeguati e guardie addestrate nel rispetto dei diritti umani. Nel corso del 2013 non si sono registrate morti avvenute all’interno delle carceri o gravi abusi sui detenuti (percosse, violenze sessuali o altro). Alle famiglie è permesso fare visita ai detenuti almeno due volte alla settimana, di più nel caso di buona condotta. Il governo permette monitoraggi indipendenti da parte di associazioni per i diritti umani sia locali sia internazionali.
IV) Lotta alla corruzione nel settore pubblico
La corruzione rappresenta un grave problema nel paese. I reati di corruzione compiuti nella pubblica amministrazione sono punibili per legge con pene variabili da un mese a dieci anni di carcere. Tuttavia, le autorità non compiono progressi nell’applicazione di queste leggi e gli atti di corruzione e le pratiche non trasparenti risultano endemiche in tutti i settori e ad ogni livello dell’apparato statale, in un contesto di impunità.
Ad alto livello, diversi membri delle forze armate e dell’amministrazione civile sono coinvolti in traffici di droga e forniscono sostegno a cartelli internazionali, in termini di accesso al paese, appoggio logistico e di transito verso paesi terzi. L’insuccesso del governo nel contrastare tali attività ha contribuito a fornire una percezione di connivenza dello stato e, in particolare, delle forze di sicurezza con le attività del narcotraffico.
Ad esempio, nell’aprile 2013, la magistratura federale statunitense ha iscritto il generale Antonio Injai, capo delle forze armate della Guinea-Bissau, nel registro degli indagati con l’accusa di traffico d’armi e cocaina. Secondo le accuse, il generale avrebbe riferito a informatori sotto copertura della Drug Enforcement Administration (DEA) degli Stati Uniti, che fingevano di appartenere alle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), di essere disponibile a confezionare e spedire tonnellate di cocaina negli Stati Uniti. Il generale sarebbe accusato anche di essersi reso disponibile ad acquistare armi per le FARC, considerate un’organizzazione terroristica dagli USA.
Sempre nello stesso mese, la magistratura federale statunitense ha iscritto nel registro degli indagati l’ammiraglio di squadra José Americo Bubo Na Tchuto, ex capo di stato maggiore della marina, vicino al generale Injai. L’ammiraglio è stato arrestato al largo delle coste dell’Africa occidentale nell’atto di contrabbandare una presunta partita di droga, nell’ambito di un’operazione della DEA. Durante l’operazione, l’ammiraglio aveva accettato di ricevere un milione di dollari per tonnellata di cocaina fatta entrare e immagazzinata in un bunker sotterraneo in Guinea-Bissau.
L’assemblea nazionale ha un comitato responsabile per le attività anti corruzione, ma nel corso del 2013 è risultato inattivo, così come l’unità di Informazione sui crimini finanziari, creata nel 2011 per combattere il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite e la corruzione. Le forze di polizia risultano inefficaci, male equipaggiate e impreparate a combattere il problema.
Per la sua scarsa affidabilità, i finanziamenti per lo sviluppo provenienti da istituzionali internazionali, trai i quali quelli provenienti dalla banca per lo sviluppo africana, il fondo monetario internazionale e la banca mondiale, sono stati sospesi.
Libertà di espressione .
Sebbene la costituzione sancisca la libertà di parola e di stampa, le autorità non sempre rispettano tali diritti. Dopo il colpo di stato dell’aprile 2012, la giunta militare ha chiuso per tre giorni le stazioni radiofoniche e televisive del paese. Dopo la riapertura, i giornalisti hanno ricevuto minacce e sono stati ammoniti di non criticare l’istituzione militare o il colpo di stato e di non informare sulle contestazioni pubbliche. Queste minacce sono durate circa un mese, fino all’insediamento del governo di transizione.
Nel paese sono presenti molti giornali privati, tutti pubblicati da un’unica tipografia pubblica. Il governo controlla solo un quotidiano, No Pintcha.
Nell’agosto 2013, investigatori delle forze armate hanno convocato Justino Sa, un reporter di Radio Bobolom, per interrogarlo su alcuni commenti nei confronti dell’esercito. Durante un programma, il giornalista aveva commentato che l’esercito della Guinea-Bissau aveva nei suoi ranghi “più ufficiali che soldati”. Dopo molti giorni di interrogatorio, il suo caso è stato passato alla polizia per ulteriori approfondimenti.
3. Conflitti armati, presenza o attività di gruppi armati e rischio terroristico, punti 1,5/5
Sebbene non risulti alcuna presenza di gruppi di opposizione armata anti governativi, la Guinea Bissau è esposta a frequenti colpi di stato militari che possono potenzialmente innescare spirali di violenza. Nel corso del 2012 se ne sono registrati due, uno in aprile e uno (sventato) in ottobre.
Negli ultimi anni, il paese è diventato non solo uno dei principali crocevia di transito del traffico internazionale di stupefacenti, ma anche uno snodo del terrorismo islamico jihadista internazionale, utilizzato come base operativa per compiere attentati terroristici nella regione da gruppi armati associati ad al Qaida. Tra questi vi sarebbe l’organizzazione al-Qaïda au Maghreb islamique (AQMI), un gruppo armato che opera con lo scopo di rovesciare il governo dell'Algeria e istituirvi uno stato islamico, sospettato di avere legami con altri gruppi islamici quali Boko Haram e Al Shabaab.
Nel gennaio 2008, le autorità della Guinea-Bissau hanno arrestato Ould Sinda e Ould Sidi Chabarnou, due membri dell’AQMI, accusati dell’omicidio di quattro turisti francesi nella Mauritania meridionale. I terroristi si trovavano in transito in Guinea-Bissau per sfuggire a forze di sicurezza straniere impegnate nella loro ricerca. I terroristi sono stati individuati e arrestati mentre si trovavano in un importante hotel, normalmente utilizzato da stranieri in visita al paese e situato vicino all’aeroporto di Bissau.
Nel febbraio 2011, altri tre presunti terroristi appartenenti all’AQMI, tra i quali un cittadino della Guinea-Bissau, sono stati arrestati con l’accusa di avere condotto attentati contro obiettivi francesi e governativi in Mauritania. Sebbene i terroristi non abbiano finora mai dimostrato la capacità o la volontà di compiere azioni in Guinea-Bissau, si ritiene che esista una potenziale minaccia di un attacco terroristico indiscriminato. Instabilità politica, confini porosi e carenze nelle capacità di far rispettare le leggi creerebbero condizioni ideali per un accrescimento di tali minacce.
4. Sfiducia nelle istituzioni e percezione della corruzione, punti: 3,5/4
5. Rischio finanziario paese, punti: 4/5
6. Difficoltà di fare business nel paese, punti: 3/3,25
7. Espropriazioni di patrimoni o misure equivalenti (attuate dallo stato negli ultimi dieci anni), efficacia del sistema giudiziario nel garantire il rispetto dei diritti scaturenti dai contratti e restrizioni al rimpatrio degli utili d’impresa, capitali e ad altri trasferimenti verso l’estero, punti: 1/8
Le leggi sugli investimenti della Guinea-Bissau non sono discriminatorie nei confronti degli investimenti esteri. Non risulta che negli ultimi dieci anni il paese abbia effettuato espropriazioni di patrimoni produttivi o adottato misure equivalenti ai danni di proprietà di cittadini stranieri o multinazionali estere, né sembra avere attualmente in atto programmi che prevedano l'esproprio totale o parziale di patrimoni produttivi stranieri.
Al fine di creare un più efficiente quadro di riferimento per gli investi esteri, la Guinea-Bissau ha recentemente creato un tribunale specializzato in materia commerciale, un centro per la formalizzazione delle imprese (CFE) e approvato un nuovo codice sugli investimenti, che offre garanzie sulle nazionalizzazioni e le espropriazioni. Il paese non è membro dell’International Center for the Settlement of Investment Disputes (ICSID) e neppure parte della Convention on the Recognition and Enforcement of Foreign Arbitral Awards (CREFAA). La Guinea-Bissau è tuttavia membro della Multilateral Investment Guarantee Agency (MIGA). Il sistema giudiziario locale è in generale considerato poco produttivo, scarsamente indipendente ed esposto a influenze politiche e corruzione. Una volta emessi, gli ordini dei tribunali sono normalmente rispettati dalle autorità.
Non si registra alcuna presenza di vincoli o limiti al rimpatrio di utili d'impresa, capitali e altri trasferimenti. La valuta locale è il franco dell’Africa occidentale CFA. Alle imprese operanti in Guinea-Bissau è riconosciuto il diritto di aprire conti correnti presso banche estere, tuttavia questi devono essere registrati presso la banca centrale (BCEAO, Banco Centrale degli Stati dell’Africa Occidentale). L’economia è ancora largamente basata sul contante e agli operatori non è permesso l’uso di carte di credito o bancomat.